10 Febbraio – Ricorrenza del “Giorno del Ricordo”, solennità civile nazionale dedicata a conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le Vittime dei massacri delle Foibe, e il dramma dell’esodo giuliano dalmata. Giornata istituita con la Legge 30 Marzo 2004 n. 92, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 13 Aprile 2004.
La data prescelta è il giorno in cui, nel 1947, furono firmati i trattati di pace di Parigi, che assegnavano alla Jugoslavia l’Istria, il Quarnaro, la città di Zara con la sua provincia e la maggior parte della Venezia Giulia.
Le Foibe sono  cavità carsiche di origine naturale con un ingresso a strapiombo, voragini rocciose, a forma di imbuto rovesciato,  inghiottitoi naturali tipici delle aree carsiche; tali abissi si prestano assai bene a far scomparire in maniera rapida oggetti di dimensioni anche notevoli nelle zone in cui la natura rocciosa del terreno rende problematico lo scavo. In tal senso nella Venezia Giulia (ex province di Trieste, Gorizia, Pola e Fiume) le foibe vennero largamente utilizzate durante la Seconda guerra mondiale e nel dopoguerra, per liberarsi dei corpi di coloro che erano caduti a causa degli scontri tra nazifascisti e partigiani, e soprattutto per occultare le vittime delle ondate di violenza di massa scatenate a piu’ riprese – dapprima nell’autunno del 1943 e successivamente nella primavera del 1945 e fino al 1947 – da parte del movimento di liberazione sloveno e croato e delle strutture del nuovo Stato iugoslavo creato da Tito. Furono principalmente i cadaveri di vittime delle fucilazioni a essere gettati nelle foibe e in altre cavità artificiali, quali, per fare un esempio, le cave di bauxite dell’Istria oppure il pozzo della miniera di Basovizza, ma in alcuni casi nell’abisso furono precipitate anche persone ancora in vita. Talvolta infatti i condannati venivano fatti allineare sull’orlo della foibe. e legati fra loro con filo di ferro; successivamente coloro che venivano colpiti dalla scarica trascinavano giù, insieme a loro, gli altri. È in quelle voragini che fra il 1943 e il 1947 sono gettati, vivi e morti, quasi diecimila italiani e forse più. Ad oggi comparando varie fonti e diversi periodi non si conosce il numero delle vittime che va da 5000 a 15,000.
Il 10 Febbraio, data in cui c’è stata, nel 1947, la ratifica dei trattati di pace a Parigi, si ricordano istituzionalmente i brutali eccidi perpetrati in Istria e Venezia-Giulia: tali accadimenti possono essere separati in linee cronologiche diverse, ossia gli infoibamenti che vanno contestualizzati nel Settembre-Ottobre del ’43 e poi successivamente le stragi riconducibili invece al ’45 e che in alcuni casi si sono protratte fino all’anno della stessa ratifica. Alla base di queste stragi sembrano esserci diverse cause che si sono autoalimentate. ( una sorta di dualità italo-slava sia sul piano etnico che linguistico; il mito della vittoria “mutilata” con la questione di Fiume che irrigidì la posizione di conflittualità). Le origini delle foibe sembra che provengono da lontano e siano conseguenze di crepe sociali e culturali che diventano evidenti solo durante la guerra e con la contrapposizione fra fascismo e partigiani slavi e non solo: dopo l’armistizio del ’43 nascono delle vere e proprie liste di persone da eliminare. Una strage che riprenderà più tardi con la furia vendicatrice dei partigiani di Tito: Carabinieri, Poliziotti e Militari della Guardia di Finanza furono tra i primi a morire nelle foibe, ma anche normali cittadini, a volte scelti dagli assassini comunisti per motivi personali, non risparmiando nessuno. Nelle foibe furono assassinate migliaia di persone e non solo di nazionalità italiana; si dimostrò essere la vendetta di un becero nazionalismo comunista. La prima ondata di violenza esplode subito dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943: in Istria e in Dalmazia i partigiani slavi si vendicano contro i fascisti e gli italiani non comunisti. Torturano, massacrano, affamano e poi gettano nelle foibe circa un migliaio di persone. Li considerano “nemici del popolo”. La vicenda di Norma Cossetto è emblematica e diventerà un simbolo di quel periodo terribile. Il 1 novembre 1944 quando già i tedeschi abbandonarono la città, i partigiani di Tito entrarono in una città distrutta ed inerme. Subito iniziarono le esecuzioni degli italiani, fucilati o affogati, perché lì foibe non ce ne sono… ma vi è il mare. Ma la violenza aumenta nella primavera del 1945, quando le truppe di Tito occupano Trieste, Gorizia e l’Istria e si scatenano contro gli italiani. A cadere dentro le Foibe e ad andare nei campi di concentramento ci sono fascisti, cattolici, liberaldemocratici, socialisti, uomini di chiesa, donne, anziani e bambini. È una carneficina che testimonia l’odio politico-ideologico e la pulizia etnica voluta da Tito per eliminare dalla futura Jugoslavia i non comunisti e gli italiani. Particolarmente note sono la ‘foiba dei colombi’ di Vines, in Istria (nella attuale Repubblica di Croazia), dalla quale vennero recuperati, nel 1943, ben 84 corpi, e il pozzo di Basovizza, nei pressi di Trieste, divenuto poi monumento nazionale, in cui nel 1945 venne gettato un numero imprecisato di persone. Testimonianze dell’epoca raccolte da parte britannica parlano di alcune centinaia di vittime, mentre da parte italiana vennero diffuse cifre assai superiori, fondate però unicamente sulla cubatura dei detriti presenti nel pozzo. Le esplorazioni di tale cavità sono state ostacolate dalla ingente massa di materiali, compresi proiettili inesplosi, che vi furono gettati dagli iugoslavi allo scopo di celare la strage, e non hanno prodotto significativi risultati.
Non tutte le vittime delle due ondate di violenza hanno però trovato la morte nelle f.: anzi, buona parte degli scomparsi perì in altro modo, soprattutto nelle carceri e nei campi di concentramento iugoslavi. Tuttavia, il forte impatto emotivo derivante dalla scoperta dei primi ‘infoibamenti’ nell’ottobre del 1943, ha fatto sì che da quel momento il termine foibe fosse usato per definire nel loro complesso le stragi avvenute nella Venezia Giulia, mentre infoibati sono stati in genere considerati tutti coloro che vennero uccisi nel corso delle medesime stragi. Un simile uso simbolico del termine è all’origine di notevoli equivoci sul piano interpretativo e ha offerto inoltre ampio spazio al negazionismo. Appare quindi opportuno, al fine di comprendere meglio tanto le dimensioni quanto il significato delle violenze di massa, fare uso dell’espressione stragi iugoslave, al cui interno rientra anche la modalità specifica dell’infoibamento.
Quanto alle dimensioni del fenomeno, le stime sono rese problematiche dalla natura delle fonti. Le ipotesi più attendibili parlano di circa 600-700 vittime per il 1943, quando a essere coinvolta fu soprattutto l’Istria, e di più di 10.000 arrestati – in massima parte, ma non esclusivamente, di nazionalità italiana -, alcune migliaia dei quali non fecero ritorno nel 1945, quando l’epicentro delle violenze fu costituito da Trieste, Gorizia e Fiume. Nel complesso, un ordine di grandezza tra le 4000 e le 5000 vittime sembra essere attendibile; cifre superiori si raggiungono soltanto conteggiando anche i caduti che si ebbero da parte italiana nella lotta antipartigiana.

Le notizie sono riportate sul web e da varie fonti – l’ultima parte e tratta da: https://www.treccani.it/enciclopedia/foibe_%28Enciclopedia-Italiana%29/

Era il 22.11.2019 – Visita a Trieste del Presidente Nazionale dell’Associazione Nazionale Sottufficiali d’Italia Cav. Dott. Gaetano Ruocco – Visita e omaggio alla Foiba di Basovizza nel Comune di Trieste.

PER NON DIMENTICARE