10 dicembre 1847 – Debutto dell’Inno di Mameli – “La Sezione informa” del Consigliere Nazionale Vincenzo Acciarino.
10 dicembre 1847 – Debutto dell’Inno di Mameli
L’inno italiano è figlio dei moti che movimentarono il suolo nazionale nella prima metà dell’’800. Un sentimento viscerale e profondo che nasceva dalla volontà di liberarsi dalla morsa straniera e raggiungere ideali di riscatto. È all’interno di questa cornice che il genovese Goffredo Mameli si trova protagonista tra tanti. Fervente patriota compone a soli vent’anni il testo de “Il canto degli italiani”. Era il settembre 1847 quando le strofe presero forma dall’ardore emotivo di Mameli. Mancava però una melodia. Ecco perché, nel novembre dello stesso anno, l’opera raggiunse Torino.
Qui il testo fu affidato al compositore Michele Novaro che lo musicò con forte zelo, tanto da decidere di apporre qualche modifica. Quel “sì” finale che sentiamo ancora oggi urlare a conclusione dell’inno. Un moto dell’animo che esplode, un impeto che non conosce freni. E così il 10 dicembre 1847 “Il canto degli italiani” vive il suo primo debutto, a Genova, sul piazzale del Santuario di Nostra Signora di Loreto. 
L’Inno contiene riferimenti storici più o meno antichi e citazioni di una certa portata. Il romano Scipione che vinse Annibale liberando così la penisola dai Cartaginesi. La battaglia di Legnano e la vittoria sul Barbarossa. E ancora l’eroe della repubblica fiorentina Francesco Ferruccio. Ma anche l’allusione ai vespri siciliani che nel corso del ‘200 cacciarono gli Angioini. E poi c’è quella strofa che recita: “i bimbi d’Italia si chiaman Balilla”, ovviamente nessun riferimento all’opera fascista, bensì al tal Giovanni Battista detto Balilla che nel 1746 lanciò una pietra contro un ufficiale austriaco, dando inizio alla rivolta popolare verso gli Asburgo che si concluse un anno dopo con la liberazione della città di Genova.  Un insieme dunque di episodi storici che accomunano le genti delle epoche passate che da sempre lottarono, raggiungendo così, tra ideali e principi, quel senso di unione che ci fece, e ci fa ancora oggi, un unico popolo.
Un testo intenso, certamente più capito all’epoca che non oggi. Perché più ci si allontana nella linea del tempo da un evento, meno se ne percepisce il valore reale. E invece dovremmo sempre avvertire la consapevolezza che “ciò che siamo oggi è frutto di ciò che è stato prima”.
L’inno di Mameli conobbe sin da subito un certo successo. L’orecchiabilità della melodia e le sue importanti parole lo resero in breve popolare. Eppure per tanti anni rimase qualcosa di ufficioso. trovando il riconoscimento di legge solo nel 2017 quando il Parlamento gli conferì lo status di Inno Nazionale di diritto.